STUDY CASE
La produzione di cotone nello Xinjiang
Lavoratori di cotone nello Xinjiang, Fonte: BBC
CONTESTO:
Dopo il poliestere, il cotone è la seconda fibra più utilizzata per la produzione di abbigliamento e molti marchi di fast fashion e abbigliamento sportivo, ma anche di lusso, si riforniscono da aziende cinesi.
DESCRIZIONE
Un quinto della fornitura mondiale di cotone e l’85% di quella cinese vengono raccolti nella regione dello Xinjiang. A raccoglierlo e lavorarlo è un esercito di oltre mezzo milione di schiavi appartenenti alla minoranza etnica islamica degli Uiguri.
Oltre al lavoro nei campi, a cui si ritiene siano state assegnate più di un milione di persone, le minoranze sono costrette a lavorare anche nelle fabbriche tessili.
Numerose ONG internazionali hanno denunciato situazioni di violazione dei diritti umani, parlando di torture, violenze e sterilizzazioni forzate.
Il governo cinese nega le accuse, insistendo sul fatto che i campi sono “scuole di formazione professionale” e le fabbriche fanno parte di un massiccio e volontario programma di “alleviamento della povertà”, nonostante le prove riportate dalle ONG.
Gli Stati Uniti hanno vietato i prodotti fabbricati nello Xinjiang dal luglio 2021, mentre la giustizia francese ha aperto un’indagine per crimini contro l’umanità contro diversi gruppi di moda, a seguito di una denuncia presentata da diverse ONG e associazioni umanitarie.
Nonostante siano stati chiamati in causa, molti marchi non si sono espressi chiaramente sulla questione: alcuni hanno negato di avere rapporti commerciali diretti con i fornitori coinvolti, altri hanno affermato di non avere informazioni sui subappaltatori dei loro fornitori o hanno preso le distanze affermando di aver firmato carte di buona condotta che vietano il lavoro forzato nelle loro catene di produzione prima dello scandalo.
Questa situazione è possibile perché i marchi non sono ritenuti legalmente responsabili delle cattive pratiche dei loro fornitori.
Queste argomentazioni pongono al centro del dibattito la questione della responsabilità delle imprese per la mancata conoscenza della loro catena di approvvigionamento.
Sono necessarie norme rigorose per regolare la condotta delle aziende in materia di diritti umani, al fine di identificare e prevenire gli abusi derivanti dalle loro attività commerciali lungo la catena di approvvigionamento. Ma se tali violazioni vengono alla luce, è imperativo mettere in atto azioni correttive efficaci e immediate e intervenire autonomamente.
LEZIONE APPRESA
Questo accade nella regione dello Xinjiang, ma anche in altre parti del mondo i lavoratori dell’industria della moda sono sottoposti a lavori forzati e pericolosi.
Qualsiasi marchio che abbia a cuore l’etica dovrebbe chiedere e ottenere il maggior numero possibile di informazioni sui propri fornitori e procurarsi materiali con certificazioni di istituzioni competenti e affidabili, per non sostenere questo tipo di situazioni.
Sotto la superficie splendente della moda si nascondono spesso ingiustizie e violazioni, dobbiamo tutti iniziare a mettere in discussione il nostro modo di lavorare.
Ganni Provenance®
CONTESTO:
Per i consumatori è difficile capire quale prodotto sia più sostenibile; spesso non hanno gli strumenti e/o il tempo per farlo. Il greenwashing non facilita le scelte d’acquisto responsabili, in quanto alcuni marchi condividono informazioni vaghe e non verificate che non
DESCRIZIONE:
Il marchio, per proteggere i propri clienti dal greenwashing, ha scelto di affidarsi a Provenance®, una soluzione tecnologica di trasparenza per le dichiarazioni di sostenibilità affidabili. Infatti, ogni dichiarazione basata su Provenance® è supportata da prove e verifiche di terze parti facilmente ricercabili.
Per diversi oggetti della collezione sono disponibili informazioni sui materiali e sulle aziende.
Una volta selezionato il prodotto, è possibile cliccare sull’icona Provenance® e vedere le varie fasi della sua filiera, dalla progettazione, alla filatura, alla realizzazione dei tessuti, alla produzione degli abiti, in breve tutte le aziende in cui il prodotto è stato lavorato.
In questo modo, Ganni rende più facile per i clienti informarsi consapevolmente e fare scelte di acquisto responsabili.
Ganni Provenance, Fonte: Solomodasostenibile
LEZIONE APPRESA
La sostenibilità deve essere affrontata come un processo di miglioramento continuo fatto di piccoli passi e non si deve avere paura di mostrare le difficoltà connesse.