La complessità della catena di fornitura
Quando parliamo di catena di produzione, ci riferiamo a tutti i passaggi dalla materia prima al capo finito.
Oggi la filiera della moda è una fitta catena di fornitori e subfornitori sparsi da una parte all’altra del pianeta; è difficile conoscerli e monitorarli. La globalizzazione ha giocato un ruolo importante in questo senso, permettendo di ottimizzare la produzione distribuendola in aree geografiche molto diverse. Senza questa dislocazione, sarebbe impossibile portare nei negozi decine di collezioni all’anno ai prezzi convenienti del fast fashion. Sappiamo che questo modello di produzione ha un impatto enorme, sia dal punto di vista ambientale che sociale, e la complessità e l’opacità della catena del valore rendono difficile identificare i punti in cui si verificano tali impatti ed elaborare le necessarie azioni mirate.
Sebbene non esista un modello unico di filiera della moda, poiché i prodotti sono molto diversi tra loro e quindi seguono processi diversi, semplificando molto si potrebbe avere una struttura simile, dove ogni Tier rappresenta un livello diverso:
Fonte: UTS
-Tier 0: progettazione, logistica, marketing
-Livello 1: realizzazione del prodotto finale
-Livello 2: produzione di tessuti
-Livello 3: lavorazione delle materie prime
-Livello 4: produzione di materie prime, ad esempio coltivazione di cotone.
In media, solo nel Tier 1, ogni marchio strutturato ha una rete di 300-3000 fornitori, ognuno dei quali ha a sua volta tra i 50 e i 200 fornitori.[1]
Il panorama con cui i marchi si confrontano è quindi estremamente complesso e composto da attori e problematiche di sostenibilità molto diverse tra loro: un’azienda che si occupa della coltivazione del cotone ha problematiche ambientali completamente diverse da un’azienda che si occupa di taglio e sartoria, ad esempio.
[1] Francesca Rulli, Fashionisti Consapevoli: vademecum della moda sostenibile